museologo e storico dell’arte
Renato Li Vigni oltre la luce
La luce è vita, conoscenza, energia allo stato puro, bellezza universale, consistenza strutturale, definizione simbolica, suggestione metaforica, proponimento concettuale, propulsione naturale, sussistenza esistenziale, ma anche purezza dell’anima e rincorsa verso qualcosa che non può essere spiegato con la razionalità. Renato Li Vigni è un artista profondo e sensibile che ha sempre manifestato una grande attenzione per le questioni sociali, quotidiane e teologiche. Da testimone del proprio tempo, il pittore siciliano non perde occasione per mettersi completamente in gioco, per indagare il momento storico in cui vive e per proporre, utilizzando il mezzo espressivo, una serie di suggestioni pittoriche che emozionano e fanno riflettere. I suoi dipinti potrebbero essere definiti un inno alla luce e alla materia, impressioni cromatiche che cercano, attraverso le luminescenze, un rapporto con l’immateriale e l’infinito. In molti suoi lavori, infatti, la luce disgrega la materia spingendo il sistema percettivo dello spettatore in un viaggio che va ben oltre il dato visivo di superficie. La luce intesa come principio di conoscenza inizia ad essere presa in considerazione fin dai tempi della filosofia Antica: Aristotele attribuisce alla luce la caratteristica del quinto elemento; composto da materia fluida e sottile, sostanza che circonda e completa i quattro elementi primordiali (acqua, aria, fuoco e terra). Platone, invece, la considera come la manifestazione del divino che si apre alla natura e all’uomo. Li Vigni è consapevole dell’importanza della luce assoluta che può diventare un punto di riferimento per le nuove generazioni, per comprendere il percorso spirituale da intraprendere. In una società sempre più caotica, dove i valori sembrano essere surclassati da un crescente atteggiamento metafisico, il pittore siciliano trova lo stimolo per cercare un fulcro rassicurante, qualcosa che aiuti a comprendere il senso della vita e sia da stimolo per non perdersi nelle banalità e nel pressapochismo dell’ombra. Ne scaturiscono opere di una grande forza gestuale dove la luce, alcune volte bianca e candidamente fluida, altre volte più materica, colorata e magmatica, si presenta come qualcosa di magico e mistico, dove la controllata in formalità gestuale utilizza completamente la superficie della tela-palinsesto per creare forme provvisorie che sembrano mosse da un lento e costante moto centripeto. La contrapposizione cristiana tra luce e ombra presente nel racconto della Genesi viene riferita a Gesù, definito il “portatore di luce”, che ha dileguato le tenebre della menzogna e del peccato, mostrando all’uomo la verità evangelica, la strada corretta da seguire. Li Vigni rapporta la luce alla comprensione, alla saggezza dell’individuo che, attraverso particolari facoltà percettive ricevute da Dio per mezzo della preghiera, condivide e partecipa alla propria interiorità con se stesso e con altre persone. Solo chi si apre alle emozioni primordiali e alla purezza delle passioni sarà in grado di comprendere e farsi guidare dalla luce nell’oltre della consapevolezza universale. Nell’Antico Testamento la luce viene intesa come vita vera, come salvezza e felicità accordate da Dio. Tutti possono accedere alla luce divina a patto di rispettare la legge e la parola dell’Onnipotente che illumina il cammino. In molti suoi lavori Li Vigni rincorre la luce ultraterrena consapevole che il Messia non è solo portatore di luce, ma fonte di luminosità eterna. Il pittore si orienta verso una luminescenza, al tempo stesso deflagrante e rassicurante, esuberante delicata, travolgente e consonante, per superare quella barriera mentale che rende l’uomo cieco di fronte alla verità celeste. Materia, colore, superficie e luce diventano gli elementi di un racconto interiore che trovano nella spiritualità e nella fede il coraggio di aprirsi alla vita. Misteri della conoscenza e certezza dei bagliori che ogni uomo può trovare in se stesso.
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